CONFIDENZE
SELVATICA
ora che posso fermarmi a guardare
Per questo progetto non sono partita da un’idea precisa,
mi sono in qualche modo abbandonata e affidata alla pittura,
sentivo l’esigenza di tirar fuori, liberarmi dal torpore invernale, che quasi mi paralizza.
Sono stati mesi molto faticosi in cui ho sentito fortissimo il richiamo della natura, il bisogno di immergermi in essa, di accarezzarla, annusarla, ascoltarla.. alleata preziosa, ho voluto imitarla.. e mentre germogliava lo facevo con lei.
Le passeggiate nei boschi, il risveglio della vegetazione, i primi fiori, l’aria fresca sul viso.. questo ho voluto rappresentare.. la riappacificazione con la terra, la riappacificazione con la vita, come una rinascita.
SELVATICA perchè selvatica è la mia pittura, spontanea, libera di seguire se stessa, di miscelarsi e sovrapporsi a media diversi, olii, acrilici, smalti e pastelli, ora materica, ora fluida, attraversata da segni che suggeriscono fiori selvatici, ma anche segni calligrafici spontanei, automatici, che esprimono il pensiero, l’emozione del momento, suggeriscono il titolo dell’opera, fino a diventare indecifrabili e quindi semplicemente parte della composizione.
Ora che posso fermarmi a guardare, ora che il tempo è dilatato, scandito dalle cure, dai suoi effetti, dagli sguardi di chi soffre, dalla paura, tutto appare diverso.. io mi fermo e osservo, lo faccio con attenzione, come quando ero bambina, con la stessa curiosità e amore, guardo i petali dei ciclamini e delle viole, accarezzo le loro foglie, li annuso, li guardo da vicino quasi a volerne vedere le cellule che li compongono.. e guardo me stessa, diversa, fragile e forte, mi scopro selvatica, vera, autentica, spontanea, libera.
Libera di essere, guardo con tenerezza e ammirazione Ersilia, la bambina e la donna.
Memoria, sogno, desiderio, le esperienze personali e l'attenzione alla natura sono il punto di partenza di questa serie di opere.
Il rapporto con l'altro, l'amore e la quotidianità indagati attraverso immagini di corpi che si sovrappongono, si cercano, si sfiorano. Racconti intimi sussurrati in modo confidenziale attraverso i segni ed il colore.
Serie di opere realizzate su carte pregiate 400 g. prevalentemente nei formati 35x25 cm e 40x30 cm.
Nascono come appunti di lavoro, schizzi e idee, si trasformano presto in opere compiute. Il segno diventa disegno, deciso, incisivo, si mescola, si sovrappone, scava e si alterna al colore, talvolta alla materia che lo spessore della carta riesce a trattenere. "Selvatiche" come i soggetti che ospitano: animali indomiti, liberi e selvaggi, nudi femminili, stralci di corpi e segni che riconducono ad anatomie che generano.
“ Protagoniste di una visione fiabesca e onirica che si lascia alle spalle ogni bruttura dell'umanità - scrive la critica Francesca Baboni - le sue creature lasciano spazio a sensazioni di tranquillità e pacatezza, come se avessero addomesticato la loro natura ferina, sebbene non manchino, tra le macchie pittoriche gestuali del paesaggio che si muove attorno turbinoso, note di selvaggia violenza, nei colori crudi e pastosi, nelle colature che aggrediscono la figura e nei tramonti infuocati.